Quaresima di Fraternità 2018 – Dopo i fatti di Marsabit, fraternità e condivisione per andare oltre la violenza

Alcune riflessioni dal Centro Missionario Diocesano dopo gli atti violenti accaduti nella diocesi di Marsabit, in Kenya perché da essa nascano nuovi semi di sostegno e solidarietà. Entrando nel tempo di Quaresima, possiamo riscoprire la preghiera e la condivisione come strumenti per costruire un futuro più fraterno e solidale. La Veglia in Duomo ad Alba sarà un’occasione per riflettere insieme su questi temi.

Un profondo turbamento mi assale di fronte alla lotta impari tra fraternità e violenza. Sono fragili le forze, incerto e contradditorio è il cammino su un terreno impervio, ostile e in salita. Considerando che le energie tratte dal fondo del barile sono poche e in ordine sparso, mi chiedo se oggi abbiamo una percezione corretta della violenza presente nel mondo e se la sappiamo chiamarla con il suo nome.

Ma noi che cosa vediamo?

Scrive un autore che ”noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come noi siamo”. Già questo punto di partenza è occasione in Quaresima di una revisione attenta del nostro discernimento. Da un concetto di sacrificio individuale ad uno sguardo comunitario e impegnativo, da una religiosità devozionistica ad una percezione comunitaria e solidale del mondo che coinvolge l’orizzonte vicino e le storie lontane ma attuali dei popoli. Queste storie sono segnate da violenze e sfruttamenti lesivi della dignità di donne e uomini.
L’elenco è lungo e preoccupante: Razzismo e xenofobia con conseguente paura usata da molti per avere consenso,., armi e guerre con vittime civili e molti profughi e rifugiati, diseguaglianze sociali, consumismo e sprechi, indifferenza ed egoismo, violenze contro la terra e le sue bellezze, violenza contro la donna, violenza contro le chiese, fondamentalismo nelle religioni, mondanità e clericalismo nella chiesa, violenza nel linguaggio e nella informazione.
C’è una situazione che Papa Francesco chiama “terza guerra mondiale in corso”. L’elenco è lungo: tocca i 5 stati del Sahel (Senegal, Mali, Niger, Chad, Sud Sudan), Congo, Siria, Israele-Palestina, Turchia, Egitto, Somalia, Siria, Irak, Balcani, lo stato indiano di Orissa, Afghanistan, Pakistan, Colombia e Messico… molte minoranze senza terra e senza diritti, la lista continua.
Chi ha fame non si ferma con gli eserciti, le armi, con le operazioni militari umanitarie, ma con lo sviluppo sostenibile. Migrazioni e terrorismo hanno radici nella corruzione di governanti, nel commercio di armi, nel commercio della droga, nel fondamentalismo religioso, nella incapacità di dialogo tra popoli e nella continua e subdola colonizzazione delle risorse.
Anche la nostra amata Marsabit è stata segnata da violenza con distruzione di vetrate e suppellettili della cattedrale e molti altri gesti violenti nella città con morti e feriti. Tantissimi hanno espresso solidarietà con la Chiesa di Marsabit e i cristiani stimati per la lunga passata e recente storia di scuole, dispensari, formazione alla nonviolenza e al dialogo. Anche noi vogliamo essere presenti e solidali in questa Quaresima con la Missione di don Tablino, Venturino, Molino, Asteggiano, Rocca, Tibaldi, Rinino.

Ma noi che cosa possiamo fare?

Mi rivolgo ai cristiani/e o forse a tutti. Ciascuno nella propria coscienza può chiedersi: che cosa posso fare per la pace? E’ possibile superare la violenza? Papa Francesco dice: “L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario.” (messaggio di Quaresima 2018)
In un passo del Vangelo, si fa notare che «cinque volte c’è il verbo “toccare”». Gesù «è “toccato” dalla gente». Gesù «era lì, in mezzo, «si lasciava toccare, stringere: sentiva tutti».
Anche noi possiamo rispondere sempre: «ci vado» in mezzo alla gente anche se non ho le risposte.
Anche se siamo afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se ci preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se viene meno il senso di comune umanità, uniamoci per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme donare quanto possiamo per aiutare i fratelli!
Possiamo rompere il silenzio su queste situazioni e stare vicini alle condizioni precarie.
Contribuiamo al progetto di una Diocesi che continui ad essere senza frontiere, sostenendo i nostri Missionari presbiteri e laici, incoraggiando qualcuno a gettare ponti con altre culture per condividere il Regno di Dio che non esclude nessuno.
Nel passaggio dalla paura alla fiducia riscopriamo la nostra umana identità “plurale”.
Abitiamo questi posti scomodi e venerdì 9 e sabato 10 marzo cercheremo di condividere momenti di silenzio e di ulteriore ascolto,
Ci impegniamo noi anche se non si impegnano gli altri. Papa Francesco non chiede una chiesa in salita, per rispetto forse a chi è senza fiato o con muscoli stanchi, ma una chiesa in uscita che necessita di cuore, dialogo e discernimento.

Da proverbi africani:

“il fiume che dimentica la sua sorgente è sicuramente destinato ad estinguersi”

“Dio ha dato i semi di tutte le piante… noi dobbiamo piantarli”

“Un solo sentiero non è il sentiero… la saggezza non abita in una sola casa”

Pregheremo e rifletteremo su questi temi sabato 17 Febbraio alle ore 21 nella Veglia in Cattedrale.

don Gino Chiesa

articolo apparso su Gazzetta d’Alba

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Per approfondire i fatti successi a Marsabit:

Le immagini dei danni alla Cattedrale di Marsabit:

Articoli apparsi online in italiano:

AGENZIA FIDES>>

INTERRIS.IT >>

Un articolo in lingua inglese sulla solidarietà ricevuta anche dai leader locali musulmani:  MARSABIT TIMES.COM>>