In Brasile: il racconto di Franco Foglino e don Gino Chiesa in viaggio tra chi cerca una nuova umanità

Il racconto del viaggio di don Gino Chiesa e Franco Foglino a Teofilo Otoni dal 7 al19 gennaio 2020. Il viaggio voleva portare visita ai missionari albesi in Brasile, creare un’occasione di incontro con realtà APJ e con tutte le realtà collegate con gruppi albesi.

Visita ai missionari

Siamo stati ospiti di don Piero Tibaldi in cattedrale. Don Piero con i suoi 84 anni ed il prossimo 28 gennaio 50 anni di presenza nella diocesi di Teofilo Otoni  è un punto di riferimento per i credenti della città. Dedica parecchio tempo all’ascolto, con un’evidente riconoscenza da parte di chi ne usufruisce (ne abbiamo colto i riflessi parlando con le persone che abbiamo incontrato).

Fino ad ora il Vescovo gli ha affidato la responsabilità delle Pastorali Sociali, che comprende i gruppi impegnati nell’assistenza (carcere, indios, sem-terra, violenza alle donne, CARITAS, comunità di base, animazione all’impegno in politica, attenzione alle dipendenza da alcool, droga e gioco). Suo compito è formare e animare i responsabili dei vari settori che poi agiscono autonomamente nell’organizzazione degli incontri e nel modo di condurre i gruppi.

Nella sua lunga permanenza a Teofilo, don Piero ha avuto incarichi in varie zone della città e questo lo agevola nel mettersi in contatto con persone che operano non soltanto in cattedrale, ma anche in altre parti della città e nelle comunità rurali.

Don Giovanni Lisa è ospitato nella casa di suo nipote che con la moglie Renata si occupa di lui dal 2016 quando ha iniziato a non essere più autosufficiente.

Ci siamo fermati parecchio tempo accanto a lui, tenendogli la mano, in silenzio.

Quando apre gli occhi e incontra lo sguardo dell’interlocutore, sul suo viso appare un sorriso leggero, molto dolce, che pare voler dire: la tua presenza mi fa piacere, ricordo quanto abbiamo vissuto assieme, ringraziamo il Signore che ci ha concesso di vivere questo tempo.

La sera in cui don Gino ha celebrato messa nella cappella di Casa Emmaus i membri dell’APJ hanno voluto iniziarla nella casa dove don Lisa è ospite. C’erano molte persone ed alcuni bimbi.

Al momento del canto, con i bambini che gli si sono stretti intorno, ha aperto gli occhi, ha sorriso ed ha tentato di alzare la mano destra, forse in segno di benedizione.

Ci ha detto il nipote che ogni giorno persone del quartiere ed anche amici di altre parti della città passano a trovarlo, a salutarlo, ad abbracciarlo.

Il nipote Paolo, unitamente a due responsabili dell’APJ ha voluto condurci nel cimitero dove p. Giovanni ha chiesto di essere sepolto. Si tratta di un luogo molto povero, Pinturama, alla sommità di un colle dove nei primi tempi in cui era a Teofilo aveva accompagnato molti poveri perchè fossero interrati e vedendo la desolazione ha scelto di condividerne l’estremo momento umano.

Paolo ha chiesto il nostro pensiero e, sia le responsabili dell’APJ che noi, abbiamo detto che riteniamo corretto rispettare la sua volontà.

Don Lisa è e resterà sempre nel nostro cuore.

Mercoledi 15 con don Piero siamo andati a Curral de dentro, la cittadina dove vive e svolge la sua attività pastorale don Sergio Stroppiana. Si trova a 330 Km a nord di Teofilo e vi arriviamo dopo circa 5 ore di viaggio. La zona è completamente dedicata alla monocultura dell’eucalipto, il cui legno viene utilizzato per costruzioni, per la industria cartaria e per produrre carbone vegetale venduto nell’industria siderurgica situata nella zona di Ipatinga. Le terre sono proprietà di fazendeiros che sfruttano il terreno con la sola preoccupazione economica nel breve termine: Sergio, spirito contadino di Scaparoni, si accende quando ci spiega la sua battaglia per convincere gli abitanti a non lasciarsi portar via la terra; ci racconta che quel territorio era chiamato il “posto dei 100 laghi”, ma che oggi di laghi non ce ne sono più, succhiati dall’eucalipto ed il terreno dopo tre tagli della pianta non è più in grado di produrre per almeno 10 anni.

Nei piccoli centri abitati sono rimasti soltanto coloro che lavorano nelle fabbriche per trasformare il legname e coloro che conducono un’attività commerciale per i residenti.

Don Sergio ha organizzato attività sociali per l’educazione dei bambini (scuola materna e doposcuola) e svolge la sua animazione pastorale con molta attenzione alle persone.

La sera della nostra visita siamo stati ospiti di una famiglia che aveva chiesto la presenza di padre Sergio per benedire il fidanzamento della figlia.

Ci hanno accolti con molta festa ed abbiamo potuto assistere ad un momento che da noi forse si celebrava 100 anni fa. Oggi i nostri giovani non usano neppur più il termine “fidanzamento”

Don Piero e don Sergio hanno dimostrato di ben conoscere la sensibilità di questa gente ed è stata per noi una bella esperienza.

Don Sergio ci ha ospitati in casa sua condividendo con noi quanto disponeva.

Per noi è stata un’esperienza positiva e crediamo che anche don Sergio abbia avuto piacere di questa visita, nella quale si sono mischiati analisi, ricordi, progetti ed ancora, nonostante il momento storico e l’età…speranze

Ci siamo recati anche al cimitero cittadino per incontrare, ricordare e dire una preghiera con don Burzio, “Ciot” per noi, “padre Domingos” per i brasiliani. Anche qui emozione nel ricordo, riconoscenza, affetto e condivisione.

Vicinissima alla sua tomba quella di suor Zoè, anche per lei una preghiera riconoscente.

Incontro con l’APJ

L’APJ è sicuramente la realtà nella quale si è maggiormente coinvolto il territorio albese, non soltanto la componente ecclesiale, ma anche quella della solidarietà laica.

Ai progetti APJ hanno partecipato la Diocesi, le parrocchie, i gruppi missionari, gli amici che condividevano la stessa Fede, ma anche ONG, associazioni sindacali, associazioni laiche di ogni tipo, gruppi spontanei e amici alla ricerca di una solidarietà sul piano umano.

Da quando don Lisa non è più in grado di indirizzarne il cammino l’APJ ha visto ridursi di molto l’appoggio materiale da parte italiana, complice anche il cambiamento della realtà sociale in Italia ed in Brasile.

I contatti si sono diradati, ma sono comunque sufficientemente forti da consentirci, quando ci incontriamo, di sognare insieme e di sentirci uniti nel progettare qualche attività.

Abbiamo incontrato sia il Consiglio di Amministrazione che l’Assemblea dei soci e ci è parso evidente di come i componenti abbiano preso coscienza del cambiamento avvenuto negli ultimi anni, intraprendendo un cammino di autonomia dove si cerca di perseguire le idealità che erano nei progetti di don Lisa, facendo i conti con la nuova realtà, nella quale  gli aiuti dall’Italia sono molto ridotti.

In questo momento l’Associazione può contare sul sostegno della municipalità di Teofilo Otoni che le ha affidato alcune attività sociali importanti: la mensa sociale cittadina, lo sviluppo di una economia solidale di base, il monitoraggio e la formazione di associazioni che lavorano nel ricupero dei rifiuti e nell’assistenza agli indio Maxakalì.

L’associazione dispone di un patrimonio immobiliare consistente e lo sta ristrutturando per destinarlo ad attività sociali. In questo momento i locali vengono affittati per ricuperare mezzi per la manutenzione e il ripristino.

Lavorano con impegno e confidiamo che il lavoro dia buoni frutti.

Don Piero Tibaldi non è direttamente presente nell’Associazione APJ, ma periodicamente, in caso di necessità, viene consultato.

Dei progetti in programma abbiamo dichiarato interesse a partecipare a due in particolare:

  • il recupero della memoria degli anni dal 1964 al 2010 che segnano il periodo di vita intenso dei nostri missionari a Teofilo, la biblioteca, i molti scritti di don Lisa, pe Domingos Burzio e pe Bruno Quazzo. Per questo progetto siamo alla ricerca di giovani universitari disposti a un progetto annuale come Servizio civile o con una associazione.
  • la ristrutturazione di Casa Emmaus dove hanno vissuto originariamente le suore Luigine e poi la Comunità APJ fino a che don Lisa è stato in buona salute.

Su questi progetti il Direttivo sta programmando struttura e tempi. Coinvolgendo tutti gli amici dall’Italia riteniamo possibile sostenerli non nella totalità, ma in modo consistente.

Il nostro arrivo ha rappresentato l’occasione di incontri molto positivi di amicizia rinnovata.

La sera di venerdì 10 siamo stati invitati, con soci e amici, a una cena dove abbiamo incontrato moltissime persone conosciute nelle precedenti visite. Molti non sono più direttamente presenti nell’associazione, ma ne seguono il cammino e spesso fanno visita a padre Giovanni che viene ricordato in ogni loro intervento.

È forte in loro la preoccupazione di come mantenere vivo il collegamento, preoccupazione che hanno espresso con un interrogativo molto semplice: quando non ci sarete più voi, che avete vissuto in modo diretto la nostra esperienza e don Piero non sarà più qui, con chi proseguiremo la collaborazione? Li abbiamo rassicurati che la Diocesi di Alba non dimenticherà l’impegno profuso e l’amicizia, la comunicazione continuerà.

Domenica 12 la messa delle ore 19 è stata celebrata da don Gino nella chiesa di Nostra Signora dos Pobres, chiesa costruita nel periodo in cui don Lisa era parroco, su progetto dell’architetto albese. Ugo Dellapiana. Molta partecipazione, emozione e fede spontanea hanno accompagnato la celebrazione.

Giovedi 16 a sera è stata celebrata la messa nella cappella di Casa Emmaus. Vi hanno partecipato gli abitanti del quartiere, i soci e gli amici.  La celebrazione è stata preparata dai membri dell’APJ avendo cura di ricordare tutti i missionari, le religiose e i volontari laici italiani che hanno trascorso un periodo di tempo a Teofilo (un numero grande con storie preziose e creative di umanità vera e fede profonda). La memoria in questo funziona bene; bisognerà essere capaci di organizzarsi per ricuperarla nelle idealità e nei percorsi concreti, che hanno caratterizzato i quasi 56 anni di presenza della Chiesa di Alba a Teofilo Otoni.

Sempre legato all’APJ va ricordato l’incontro che abbiamo avuto martedì 14 con il sindaco di Teofilo Otoni in Municipio. Daniel Sucupira, sindaco, è stato componente del Direttivo dell’APJ e, per sua stessa dichiarazione, cerca di applicare le indicazioni di p. Giovanni nel suo impegno politico. Ha un nitido ricordo degli italiani conosciuti in APJ e nel viaggio fatto in Italia accompagnando don Lisa. È consapevole dell’apporto che  l’APJ ha dato allo sviluppo economico della città ed ha ricordato che oggi 84 tra piccole e medie imprese della città sono sorte per iniziativa di giovani che hanno iniziato l’esperienza lavorativa in APJ; ad essi si aggiungono insegnanti, qualche professionista e sicuramente molti laureati, che stimolati dai messaggi ricevuti  hanno scelto di impegnarsi nello studio.

Ci ha detto che il prossimo anno vorrebbe fare un viaggio in Italia e passare ad Alba. Nel viaggio del 2005 lo accompagnammo a St Jacques e quel ricordo era in lui vivissimo.

Incontro con le realtà collegate con gruppi albesi

Venerdì 10 ci siamo recati, accompagnati da don Piero, all’accampamento Fritz, un terreno distante una decina di chilometri dalla città, occupato da un gruppo di sem-terra che lo coltivano iniziando a renderlo vivibile. I terreni non coltivati per un certo numero di anni possono essere occupati, ma la procedura per il trasferimento della proprietà è lungo e passa attraverso un iter giudiziario complesso. La pastorale rurale si è presa in carico l’impegno di sostenerli sia materialmente che moralmente.

Abbiamo incontrato un gruppo di persone che stavano lavorando in alla costruzione di un luogo coperto che dovrà servire per incontri comunitari, celebrazione della messa, piccolo mercato.

La Diocesi fornisce il materiale, ma il lavoro è svolto “in mutirao” cioè gratuitamente e insieme.

Ci hanno accolti con piacere, spiegandoci come stanno procedendo i lavori. Don Piero ha preso accordi per il proseguimento.


Lunedì 13 ci preleva Pio, un laico responsabile della pastorale con gli indios Maxakalis, con suo figlio ci rechiamo a Topazio, piccolo centro nelle vicinanze di Pavao. Un percorso di circa 60 km che inizia su un asfalto decente, per finire con uno sterrato pieno di solchi formati dall’acqua.

I Maxakalis vivono su un terreno affidato loro dallo Stato centrale, Dipartimento per la difesa degli aborigeni. I terreni sono circondati di fazendas che, ci spiega Pio, sono desiderose di ampliarsi. C’è molta attenzione a sostenere questa piccola comunità, composta complessivamente da una quarantina di unità che fanno capo a tre/quattro famiglie. La terra loro affidata è senza acqua, con la difficoltà di seminare e raccogliere, senza foresta per la caccia.

Ci accolgono incuriositi, non devono ricevere molte visite. Pio ci presenta al kachiko – capo, ai capi famiglia e sotto un capanno a pentagono, con piantoni in legno dipinto ognuno diversamente, che serve da luogo di incontro ci raccontano un po’ la loro storia. I bambini sono nudi e l’igiene non pare essere una loro preoccupazione. Ha una piccola scuola. Gli uomini ci dedicano un canto della loro tradizione. Parlano portoghese solo gli uomini. Pio distribuisce loro alimenti e bevande. Ci sediamo sulla panche ed i bimbi prendono un po’ di confidenza.

Le donne ci portano i loro lavori di artigianato. Si tratta di braccialetti, collane, pendagli colorati, molto belli a vedersi. Compriamo qualche pezzo con evidente soddisfazione delle donne che li hanno presentati.

Prima di partire ci conducono nel luogo dove stanno costruendo un piccolo Centro sanitario in muratura.

Il sole picchia a 40° e gli addetti ai lavori si riparano il capo con un berretto e protetti da un pezzo di nylon nero.

A sera ci ritroviamo a casa di Pio dove don Piero ha convocato il Consiglio delle Pastorali Sociali.

Sono presenti Sandrinha, del gruppo che segue la problematica della violenza alle donne, Sergio, un giovane uscito dal Seminario che segue le Comunità di base, Beatrice animatrice dei gruppi Fede & Politica, ed una coppia impegnata in Caritas oltre a Pio e sua moglie che seguono la pastorale rurale e india.

Ci raccontano del lavoro che svolgono ed è evidente la riconoscenza nei confronti di don Piero che li segue a distanza, sempre disponibile a consigli, indirizzi di comportamento e appoggio materiale.

Gli incontri sono sempre condotti da laici. Il vescovo ha di recente comunicato che sostituirà don Piero come responsabile della Pastorale Sociale ed il gruppo sta organizzandosi.


Martedì 14 ci rechiamo alla “Casa das meninas”, asilo/internato sorto a Palmeiras, un quartiere confinante con la cattedrale, per iniziativa di suor Zoè, mancata qualche anno fa. Sr. Zoè ha lavorato con donne di strada, rendendole protagoniste della loro riscossa e parte integrante del cammino di recupero di bambini e bambine di strada.

Mentre l’asilo funziona normalmente con circa 80 presenze, la conduzione dell’internato è molto più delicata.

Qui, infatti, vengono condotti i ragazzi che il Tribunale dei minori sottrae alle famiglie per mancanza di cura. Spesso, ci dicono, sono le stesse mamme che li portano perchè non sono in grado di mantenerli. Mentre eravamo lì presenti è arrivata una bimba di poche settimane la cui mamma non ha dove abitare.

Si tratta di un’accoglienza preziosa, ma i bimbi fanno una gran pena.

Le responsabili ci spiegano che molti bimbi vengono adottati, ma purtroppo spesso le famiglie adottive non ce la fanno e li riportano indietro. Tra questi bimbi vi sono alcuni disabili ed altri con carenze psichiche che avrebbero bisogno di un’assistenza specifica, ma istituti di questo tipo non ci sono in città.

Visitiamo la struttura, confortevole ed attrezzata, sostenuta con continuità da gruppi di solidarietà di Alba e Torino.


Venerdì 17 visitiamo due gruppi che sono seguiti dall’APJ. Il primo è un’associazione “De catadores de materiais reciclaveis-Ascanovi” di circa 80 persone che pratica la raccolta differenziata all’interno di una raccolta dell’immondizia complessiva. I furgoni raccolgono l’immondizia per la città, la scaricano in uno spazio dove viene ripartita tra il recuperabile e quanto deve proseguire per la discarica. Un lavoro veramente “sporco” dove c’è da augurarsi che vengano prese decisioni di maggior sicurezza sanitaria.

Vediamo quindi il mercato solidale “Central de Comercialisaçao solidaria” un negozio che trova spazio nei locali dell’APJ. Qui contadini ed artigiani associati della Valle do Mucurì pongono in vendita i loro prodotti bio per la gente della città.

L’ultima visita è all’Internato Rural, una scuola agricola sorta agli inizi degli anni 60′ per iniziativa della Chiesa Luterana. Ha un po’ le caratteristiche dell’APJ perchè ha molto terreno e immobili e scarsa partecipazione perchè l’agricoltura non attira. I responsabili, con i quali già don Lisa collaborava, cercano di adeguarsi alla nuova realtà, ma hanno parecchi problemi.

Questi gli aspetti più vivi del nostro viaggio. C’è tutta la parte che riguarda le relazioni personali che gli incontri sono serviti a rafforzare e che ci fanno ritenere che questi tipi di scambi siano importanti.

Nell’ultimo breve scritto di don Lisa fa riferimento a 2 Corinti 4,18: “Ciò che è visibile è passeggero, ciò che è invisibile è eterno”. Ci fecero dono di una maglietta con la scritta e molte firme.

Nella storia la Chiesa cammina nel mondo cogliendo le occasioni per testimoniare il suo Maestro con fedeltà, coraggio e creatività sempre in compagnia delle gioie e dei dolori di uomini e donne che operano nella giustizia e nella pace per fare parte di quel progetto che va a cercare chi è perduto. E’ bello incontrare persone di altri popoli e respirare insieme questo sogno di una nuova umanità.  

Franco Foglino e Gino